ANC Segrate

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lunedì 16 giugno 2014

VB si tuffa nell'auto di tre rom di Cascina Gobba

V. Brig. Roberto Lorini

Il vicebrigadiere dei carabinieri Roberto Lorini, 49 anni, in servizio alla stazione di Romano di Lombardia, è tornato protagonista delle cronache con una nuova azione coraggiosa.
Sprezzante del pericolo e mettendo a rischio la propria incolumità si è tuffato dentro l'automobile di tre malviventi, bloccandoli e arrestandoli, dopo che quelli lo avevano trascinato in retromarcia per una ventina di metri con l’intento di ferirlo e liberarsene.
A Isso, sull’ex statale 11, Lorini ha e messo fine alla fuga dei sospetti che pochi minuti prima avevano tentato di investirlo e poi speronato l’auto dei militari in diverse occasioni, non fermandosi al loro alt.

A essere arrestati sono un 50enne e un 20enne nativi di Milano, che vivono in un accampamento di nomadi di Cascina Gobba, con numerosi precedenti penali: contro di loro le accuse di tentato omicidio, resistenza e violenza a pubblico ufficiale, danneggiamento di auto militare, possesso di attrezzi atti allo scasso e furti aggravati. Il loro complice è riuscito a sfuggire a Lorini, scappando a piedi nei campi.
Hanno ammesso tutte le loro responsabilità i due nomadi residenti a Milano arrestati martedì a Isso dopo un inseguimento a folle velocità partito da Romano di Lombardia: si tratta di R. S., 50 anni, e di suo nipote M. H., 20 anni, il primo con parecchi precedenti specifici, il secondo con solo una denuncia per furto.
Il 50enne finisce in carcere (anche visto il suo «totale spregio verso la legge e le forze dell’ordine») mentre per il nipote c'è solo l’obbligo di firma.

Roberto Lorini è ancora più famoso per la sua impresa avvenuta nel maggio 2012:

"Altro che teste di cuoio, è la rivincita del brigadiere"

  - Sab, 05/05/2012


Stavano arrivando anche le te­ste di cuoio pronte a intervenire con la for­za per scrivere la parola fine sul seque­stro all’Agenzia delle entrate. Invece è ba­stata l’intelligenza di un vice brigadiere dei carabinieri della stazione di Romano di Lombardia per risolvere la situazione. Ro­berto Lorini, 28 anni di servizio, ha puntato sulla sua esperienza e da giovedì è l’«eroe della porta accanto».
Lui, dopo una vita passata con orgoglio nell’Arma,non avrebbe mai pensato di rice­vere addirittura la telefonata del coman­dante generale, Leonardo Gallitelli, che si è complimentato con lui. Così la cena due se­re fa gli è rimasta sullo stoma­co, ma questa volta per l’emo­zione, non per la paura. Sì, perché Lorini ha avuto anche il coraggio di ammettere di aver tremato davanti a quello sconosciuto, armato di un fu­cile a pompa carico e con uno zainetto con due pistole e cen­to munizioni.
«Tutto quello che è successo nelle ultime ore è incredibile - racconta il vice brigadiere- Ho avuto paura fin dal pri­mo momento, un conto è immaginarsi una cosa del genere, un conto è trovarsela da­vanti ». L’umanità, proprio questa,è stata la forza del militare, che si è cala­to nei panni del disperato che aveva davanti. «Luigi Marti­nelli era una persona arrab­biata e basta », confida candi­damente Lorini, che non è sta­to costrett­o a disfarsi della pi­stola mentre era con il seque­stratore.
Anzi, gli ha passato anche la consorte al telefono. «Sì, a un certo punto ho esage­rato - ha detto - Scherzando gli ho detto “se arrivo tardi chi lo dice a mia moglie?”. Così ho pensato di chiamarla e passargliela. Lei era all’oscuro di tutto, non capiva. Ecco, capita anche questo alla mo­glie di un carabiniere. Ma lei ha spiegato a Martinelli che siamo tutti umani. In fondo si tratta solo di questo». Poi è entrato in sim­patia con l’imprenditore e gli ha parlato per ore e ore di cose normali, di problemi della vita, dei figli perché era sicuro di avere da­vanti un «uomo qualunque», forse trattato in«malo modo», sicuramente così dispera­to da scatenare l’Inferno, senza nemmeno rendersene conto.«Ho capito che quell’uo­mo era una persona semplice e gli ho anche parlato in dialetto - racconta Lorini - Gli ho fatto capire che non valeva la pena di pren­dersela con noi. Lui avrebbe voluto parlare con il presidente del Consiglio Mario Mon­ti e avrebbe voluto lì la tv. Ma l’attenzione dei media l’aveva già ottenuta. Gli ho an­che detto che io, lui e l’ostaggio eravamo tre amici e lo saremmo rimasti per sempre. Al­la fine si è fidato, ha ceduto le armi e si è fatto ammanettare. È andato tutto bene: questo è quello che conta».
Ora per il vice brigadiere eroe c’è un enco­mio in arrivo. Ma per lui quello che conta di più, oltre al fatto che tutto sia finito bene, è la chiamata del comandante generale del­l’Arma. «Gallitelli mi ha anche detto di rin­graziare la mia famiglia per i sacrifici cui è costretta e per il tempo che noi dedichiamo all’Arma e togliamo loro. Ma io vesto que­sta uniforme da quasi 30 anni e ne sono orgoglioso ». Già, i familiari di questi eroi me­tropolitani sopportano tutto e sono specia­li.
Almeno quanto loro.

 



1 commento:

  1. 49 anni portati bene ...
    il sindaco Pisapia, invece, voleva premiarli con 8mila euro a testa.

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