A un anno di distanza dai festeggiamenti per il traguardo dei 100 anni, ANC Segrate ha partecipato ai festeggiamenti per i 101 anni del vice brigadiere in congedo Remigio Marangoni, presso la sua abitazione nel quartiere di Milano Due.
Anche stavolta erano presenti gli ufficiali che hanno la responsabilità della nostra zona: il generale di brigata Rodolfo Santovito, comandante provinciale, il colonnello Agostino Scala, comandante del Gruppo Carabinieri di Milano, il maggiore Paolo Zupi, comandante della Compagnia di San Donato Milanese.
Accanto al comandante della stazione di Segrate, mar. magg. Andrea Reverdito il nostro s.ten. Alvise Gorla.
Nel filmato sotto, il gen. Santovito ha presentato al padrone di casa lo stemma araldico dell'Arma e una lettera di auguri a firma del Comandante generale dell'Arma dei Carabinieri, generale di Corpo d'Armata Salvatore Luongo
Nel giugno del 1944 il v.brig. Remigio Marangoni venne deportato in Germania e poi in Polonia nel villaggio di Eger. Al termine della seconda guerra mondiale riuscì a tornare in patria a piedi e con mezzi di fortuna (come peraltro riuscirono a fare molti dei sopravvissuti alla prigionia) passando da Slovacchia, Ungheria e Carinzia.
La prima e più importante deportazione avvenne a seguito dell'operazione del 7 ottobre 1943, con la quale i militari germanici disarmarono e imprigionarono in caserme circa 2500 carabinieri in servizio a Roma.
I prigionieri portati in Germania ebbero lo status giuridico particolare di "internato" in condizioni di detenzione più afflittive rispetto a quello riservato ai prigionieri di guerra, che erano tutelati dalla Convenzione di Ginevra e potevano essere assistiti della Croce Rossa.
Per approfondire vedi anche: i carabinieri nella difesa di Roma
Educati ed addestrati soprattutto a obbedire agli ordini, nei giorni caotici seguiti all'armistizio e alla resa incondizionata firmati il 3 settembre 1943 a Cassibile, i carabinieri dell'epoca si trovarono privi di indicazioni dai loro ufficiali e quasi sempre in difficoltà nell'affrontare i ben più risoluti e meglio addestrati ex alleati delle forze armate tedesche.
La concezione tattica seguita dall’esercito tedesco era la “tattica dell’incarico o compito” (Auftragstaktik) in antitesi alla “tattíca dell’ordine” (Befehlstaktik) in uso presso altri eserciti. La differenza di concezione e di esecuzione fra queste due tattiche è fondamentale: la prima esalta l’intelligenza e le capacità del soldato, la seconda tende a mortificarlo, rendendolo un passivo esecutore di ordini altrui.
Con la Auftragstaktik si ordina una missione e si lascia all’esecutore libertà di esecuzione del compito affidatogli, per cui egli si sente responsabile delle azioni che gli dettano la sua intelligenza, la sua intraprendenza e le sue capacità.
__