ANC Segrate

Associazione Nazionale Carabinieri
sezione di Segrate (MI)
email: anc.segrate@gmail.com

venerdì 28 novembre 2014

cittadini che collaborano

periferia di Milano

"Assistiamo a scene d’ogni tipo ... sotto gli occhi di donne e bimbi... Abbiamo notato traffici equivoci di cessione di stupefacente... Ci sono state risse con danneggiamento delle vetture in sosta... C’è il disagio di anziani a rincasare nel tardo pomeriggio e nelle ore serali a causa dell’atteggiamento molesto e aggressivo...".
La segnalazione, prima di essere consegnata in commissariato, è stata "trattata" per darle un italiano burocratico; l’ha scritta un gruppo di residenti delle case popolari dello Stadera. Questa che avete letto è soltanto l’introduzione. Poi seguono spiegazioni, descrizioni fisiche di violenti e spacciatori (quando si riesce, vengono forniti anche nomi e cognomi); in allegato ci sono le fotografie scattate con i cellulari e stampate a colori, i disegni a biro del cortile con le X a segnare i punti della compravendita di droga, le targhe delle macchine dei balordi, i giorni della settimana nei quali l’«attività» è più intensa e tra parentesi gli orari precisi. Alla fine non è una segnalazione ma un dossier. Gran parte dei 18 arresti nell’ultimo mese nei quartieri popolari di Corvetto, Gratosoglio e Stadera, è nata qui. Da queste righe dei cittadini di via Neera. I quali siccome non bastava, hanno messo a disposizione i propri appartamenti e i garage per gli appostamenti dei poliziotti. 
(...)
Sia il questore Luigi Savina sia il comandante provinciale dei carabinieri, generale Maurizio Stefanizzi evidenziano ed elogiano la «vigilanza» dei milanesi.  


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Stefanizzi (nella foto sopra con i nostri amici di Trezzo sull'Adda, il ten. Pierluigi Grassi di ANC Carugate e con il capitano Marco D'Aleo di Vimercate) si è soffermato sull’emergenza delle case popolari, riconoscendo il valore del contributo che i cittadini riescono a dare quando, naturalmente, rispettano i ruoli, non sconfinano, non giocano a fare gli "sbirri". 

Naturalmente "vigilare" nei quartieri di frontiera può comportare dei rischi.
A Calvairate-Molise, Sanija Osman Ramadan, coraggiosa nell’opporsi agli abusivi e informare le forze dell’ordine, s’è vista la porta di casa bruciata (due volte).
Nel quartiere Baggio, in via Quarti, un’anziana che ha osato protestare contro i malaffari di occupanti rom è stata minacciata di morte.
Eppure, non ci fossero certi abitanti, forse anche in via Quarti molte indagini non sarebbero state chiuse. E senza la decisa collaborazione di alcune settantenni che avevano parzialmente riconosciuto gli squadristi, non ci sarebbero stati i primi indagati per l’assalto al circolo del Pd in via Mompiani. E ancora, senza le «sollevazioni popolari» di via Pascarella, sarebbe meno facile per polizia e carabinieri conoscere in tempo reale le mosse dei delinquenti di Quarto Oggiaro che si riuniscono nei locali occupati.
Collaborazione, s’è detto prima. Ci sono due signore, abitano in via Gratosoglio. Da sole, con appostamenti degni dei migliori investigatori, hanno ricostruito l’assetto di una banda di una ventina di adolescenti bulli di quartieri: picchiavano e rapinavano i passanti. Le donne hanno consegnato il "lavoro" al vicequestore Angelo De Simone, dirigente del commissariato Scalo Romana e sostenitore del canale cittadini-inquirenti. Sono partite le retate e della banda oggi non c’è traccia.
Il tema ampio e articolato della casa, in particolare delle case popolari, non è un elenco di contrapposizioni, di schieramenti. Ma il tema, questo sì, comporta delle scelte di campo. 


    Andrea Galli

articolo completo su: milano.corriere.it

lunedì 17 novembre 2014

piovono pietre

oggi a Milano

Persiste il maltempo su tutta la Lombardia. Sui nostri amici del terzo battaglione "Lombardia" oggi piovono in testa anche pietre.
Durante lo sgombero di un appartamento Aler occupato abusivamente, nel quartiere Giambellino di Milano, decine di manifestanti hanno sfogato la loro rabbia su Polizia e Carabinieri lanciando pietre, pezzi di cemento, estintori e altri oggetto contundenti. Un poliziotto e cinque carabinieri sono rimasti feriti.

articolo con immagini da: www.ilgiorno.it

La maggior parte della popolazione di Milano, esasperata dal fenomeno in forte crescita delle occupazioni abusive delle case popolari (oltre 4mila appartamenti occupati), parteggia sicuramente per le forze dell'ordine e vorrebbe vederle più spesso nei quartieri periferici.

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Sotto: il terzo btg quest'estate nel cortile della caserma di Via Lamarmora.

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Anche la bandiera di ANC Segrate alla festa dei due secoli nella caserma di Via Lamarmora:



martedì 4 novembre 2014

ultimo successo degli investigatori di Monza

il comando di Via Volturno a Monza

Stamattina a Caronno Pertusella i carabinieri del Nucleo investigativo di Monza hanno arrestato 4 componenti di una banda di rapinatori a furgoni portavalori. 
Gli arresti rappresentano l’epilogo di una complessa attività investigativa che si protraeva 
da agosto, data in cui i militari sono intervenuti unitamente ai colleghi di Desio in seguito ad una rapina ai danni di un furgone portavalori a Cesano Maderno. 
I primi sviluppi hanno consentito di identificare uno dei componenti della banda
e tramite quest’ultimo è stato possibile identificare gli altri.  

fonte: www.ilgiorno.it


le armi sequestrate

Dopo una rapina a un portavalori avvenuta davanti all’ufficio postale di Cesano Maderno, il 1 agosto scorso, i militari sono riusciti a risalire a Luciano Zaccagnino, un insospettabile imprenditore titolare della carpenteria "Inox Fer" a Caronno, il basista della banda. Proprio a Caronno, davanti al capannone della ditta, i carabinieri di Monza hanno atteso l’arrivo degli altri tre componenti della banda, (due dei quali pregiudicati) che si muovevano a bordo di un furgone.
Al loro arrivo hanno bloccato il mezzo dentro al quale hanno rinvenuto numerose armi, anche kalashnikov, giubbe antiproiettile, passamontagna, munizioni e persino una tanica di benzina con innesco da utilizzare verosimilmente per incendiare il furgone dopo una futura rapina. Nella carpenteria i militari hanno rinvenuto altre armi, silenziatori, munizioni, radio portatili, diverse migliaia di euro e alcune centinaia di franchi svizzeri. 
I quattro sono in carcere a Busto Arsizio accusati di favoreggiamento personale, porto abusivo di armi da guerra e comuni da sparo e armi clandestine, detenzione a fine di spaccio di stupefacenti. Non è escluso che i quattro, oltre alla rapina portata a termine ad agosto a Cesano Maderno, si siano resi protagonisti di altri colpi nella provincia di Monza e Brianza. In corso in tal senso ulteriori accertamenti. 

L'elemento più pericoloso tra gli arrestati dai Carabinieri di Monza, Giovanni Misso, nato nel 1954 a Genova, il 16 ottobre scorso era sfuggito all’arresto durante un'operazione congiunta dei Carabinieri e della Squadra Mobile di Pescara.  Il Misso, soprannominato "Golia", aveva scontato una ventina di anni di carcere per aver ucciso un carabiniere di scorta che, nel 1977, stava trasferendo in carcere un arrestato che gli uomini del livornese volevano liberare. Condannato all'ergastolo, ha beneficiato di significative riduzioni di pena.



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Il paziente lavoro dei "segugi" di Monza aveva guadagnato le prime pagine dei giornali anche lo scorso mese di marzo, con il successo dell'operazione "Girasole":

"Quindici banche, due uffici postali ed una gioielleria assaltata, per complessivi 192mila euro di bottino complessivo. Sono i numeri dell’operazione Girasole condotta dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Monza, comandati dal maggiore Giuliano Gerbo (che negli anni precedenti operava anche a Segrate), che ha portato in carcere una banda di Quarto Oggiaro, in tutto 10 rapinatori, sette arrestati venerdì mattina, che usava trovarsi in un bar del quartiere, il “Girasole”. 

Giuliano Gerbo

Numerosi gli istituti di credito brianzoli dove la banda avrebbe fatto i colpi: la Banca Popolare di Lodi di Carate Brianza, assaltata tre volte, la Banca Popolare di Milano (agenzie di Nova Milanese e Bovisio Masciago), la Banca Popolare Commercio e Industria di Solaro, la Unicredit a Monza, l’agenzia di Seveso della Popolare di Lodi, l’ufficio postale, sempre a Seveso, il Banco Desio di Cesano Maderno, e la Bcc di Carugate, agenzia di Cambiago. Tutte rapine commesse nel corso del 2011, e nei primi mesi del 2012. Colpi da un minimo di 700 euro a un massimo di 25mila euro."

fonte: "il Cittadino di Monza"

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l'operazione Carillon




Tredici persone arrestate tra Monza e Milano. L’accusa: associazione a delinquere, favoreggiamento personale, porto di armi clandestine, rapina pluriaggravata, ricettazione, sequestro di persona, tentato omicidio, detenzione e spaccio sostanze stupefacenti, nonché detenzione di segni distintivi, in uso alle forze di polizia.

Fantasia al posto delle pistole

Sapevano quando e dove avrebbero colpito, ma intervenire durante la rapina sarebbe stato troppo pericoloso.
Quella banda di criminali la tenevano d'occhio da troppe settimane per non avere capito che un arresto in flagranza avrebbe potuto trasformarsi in una sanguinosa sparatoria.
Così, i carabinieri di Monza, coordinati dal pm Donata Costa, hanno deciso aggiungere ai tradizionali sistemid'indagine alcuni diversivi da "gangster movie" per mandare a monte gli assalti. 

camuffamento

Esempio: lo scorso 3 novembre a Mariano Comense, col comandante del nucleo investigativo di Monza,il tenente colonnello Giuliano Gerbo travestito da capo della protezione civile, i Carabinieri hanno addirittura evacuato il palazzo dove si trovava l'ufficio postale finito nel mirino dei rapinatori simulando una fuga di gas.
Fantasia al posto delle pistole.

Grazie alla quale i carabinieri sono comunque riusciti a mettere le mani su di un gruppo di criminali composto da 12 persone, accusate a vario titolo di associazione a delinquere, favoreggiamento personale, porto di armi clandestine, rapina pluriaggravata, ricettazione, sequestro di persona, tentato omicidio, detenzione e spaccio sostanze stupefacenti, nonché detenzione di segni distintivi, in uso alle forze di polizia. Fra il novembre del 2013 e il novembre 2014 avrebbero messo a segno 14 rapine fra le province di Monza, Como, Milano, ma anche nel Canton Ticino e in Liguria. I loro bersagli erano tutte quelle attività che dispongono di danaro contante: centri Snai, centri commerciali, aziende private, stazioni di servizio e furgoni portavalori.
Partendo da una targa rubata usata durante un colpo, i carabinieri sono riusciti a ricostruire l'organigramma della banda e il loro modus operandi. Che si trattasse di gente con pochi scrupoli, lo aveva capito anche uno dei componenti della gang, il quale, arrestato dopo un colpo a Paderno, ha reso agli inquirenti dichiarazioni "illuminanti", come vengono definite negli atti dell'inchiesta. "Avevo deciso che non volevo avere più niente a che fare con Gianni e Davide", ammette l'indagato, riferendosi a Gianni Misso e al suo braccio destro, Davide Galullo. "Mi sembravano persone troppo pericolose, l'ho capito dai loro racconti", racconta l'anello debole della banda. Nel gruppo non c'erano solo banditi di lungo corso, ma anche un tecnico informatico di Limbiate che, perso il lavoro, si è dato al crimine.


  Berni Federico

fonte: archivio del Corriere della Sera, 12 febbraio 2015


vedi anche: droga, usura, estorsioni e rapine



sabato 1 novembre 2014

basta fango !



Lo sfogo di Ultimo: «Basta fango»

«E adesso basta». Sergio De Caprio, alias Capitano Ultimo, non ne può più di bugie e insinuazioni, di «trasmissioni a senso unico, come l’ultima puntata di Servizio pubblico», che per parlare di Trattativa Stato-Mafia ha ospitato il condannato Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo, don Vito, che alcuni pm descrivono come un mentitore seriale e fabbricatore di documenti falsi. In trasmissione c’era anche Sabina Guzzanti, la regista del film flop proprio su quella “trattativa” che nessuno, dopo anni, è riuscito a dimostrare. E su di lei, Ultimo ci va giù durissimo.

Ultimo è il carabiniere noto nel mondo per aver catturato Totò Riina, il capo dei capi codi Cosa nostra, dopo 23 anni di latitanza. Lui e i suoi uomini lo hanno consegnato alla giustizia e a una vita di carcere duro. 



 

Lo hanno fatto insieme all’ex generale del Ros, Mario Mori, e agli uomini di quel Raggruppamento operativo speciale che da eroi, perché tale è chi decapita una mafia potente che aveva colpito al cuore lo Stato uccidendo Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, diventano imputati, poi sempre assolti, accusati di non aver perquisito il covo del Padrino, di avere, con coscienza, evitato di catturare Bernardo Provenzano, e in definitiva di essersi piegati di fronte all’anti-Stato, trattando una resa che sarebbe stata ignobile per uomini di tal fatta.
Balle, clamorose balle che tendono a dipingere gli uomini del Ros come criminali. Ed eccolo lo sfogo del Capitano Ultimo raccolto da Il Tempo e dal sito "Censurati.it"  sgorgato dopo le parole di Ciancimino e Guzzanti da Santoro: «C’è gente che ha fatto carriera e soldi facendo il professionista dell’antimafia a tempo pieno. Vorrei mettere a confronto la busta paga di certi esperti mafiologi con la mia e con quella di altri carabinieri che rischiano la pelle ogni giorno. Così il popolo saprebbe chi è che ha trattato, indirettamente, un profitto dalla “trattativa”...» .
Non ci sta, Ultimo, a passare per “trattativista” di quella mafia che ha contribuito a sradicare: «Macché trattativa. Noi (lui e Mori, ndr) siamo criminali senza guadagno. Questa lapidazione, queste violenze indegne sui nostri corpi, sono da brividi. I giovani devono stare lontano da questi cattivi maestri».
(...)
Poi Ultimo si sofferma con stizza sulle accuse che continuano a piovergli addosso sulla mancata perquisizione del covo di Riina, che gli è costato un processo finito con l’assoluzione: “Nessuno ricorda mai che la decisione di non perquisire il covo di Riina non l’ha presa il sottoscritto in solitudine e nemmeno il Ros, è stata concordata con la procura di Palermo».
Di Caprio conclude con un'esortazione: "voglio dire ai giovani carabinieri di avere fiducia e fede nell’arma, di avere fiducia nelle loro famiglie, nella povertà e nella semplicità, che è alla base della nostra legalità. Onore a tutti i carabinieri e a tutti i combattenti caduti contro la mafia, e massimo disprezzo nell’ingiustizia che la sostiene.

articolo completo su: www.iltempo.it


Non mancare, non delegare, trasforma la tua indignazione nell’esempio del fare per gli altri”     Sergio De Caprio