ANC Segrate

Associazione Nazionale Carabinieri
sezione di Segrate (MI)
email: anc.segrate@gmail.com

mercoledì 26 aprile 2017

Fernanda rimane con noi


E’ un giorno triste per la sezione di Segrate, questa notte è venuta a mancare Fernanda Russo.
Fernanda non era un Carabiniere ma ne incarnava a pieno lo spirito di sacrificio e di dedizione che contraddistinguono l’essenza dei Carabinieri.
Per tanti anni ha ricoperto de facto la funzione di segretaria tutto fare per la nostra sezione, con quello zelo e quello spirito di sacrificio che la contraddistinguevano, si sobbarcava chilometri e chilometri per essere sempre seduta alla sua scrivania, sempre attenta a tutto ciò che accadeva e sempre pronta a ricordare quello che era necessario fare: un aiuto davvero importante!
Con lei se ne va una parte della sezione stessa, era segretaria e custode allo stesso tempo, pronta a far rispettare le consegne a chiunque.
Ora, dopo una lunga malattia che però non l’ha minata nello spirito, sarà nostro compito continuare ad onorarla e a ricordarla nel modo a lei più consono: impegno e sacrificio.
Tutta la sezione si stringe attorno al marito e al fratello, vi siamo vicini in queste ore di dolore.

                                        Luca Sirtori





giovedì 20 aprile 2017

sempre più difficile entrare in carcere

Fabio Roia


il magistrato Fabio Roia (presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano) intervistato dal giornalista Stefano Zurlo


Aprile 2017


Siamo alle solite. I giornali sono inzuppati di storie di cronaca nera: carcerati che vengono scarcerati, pene che annegano nell'incertezza, statistiche impietose sulla sicurezza e la sua percezione.

“Lo so - attacca Fabio Roia, uno dei più noti giudici italiani, ex membro del Csm e oggi presidente della sezione delle misure di prevenzione del tribunale di Milano - i quotidiani li leggiamo pure noi”.


Dottor Roia, l'opinione pubblica è disorientata.

“Noi magistrati applichiamo la legge”.

È il gioco del cerino?

“No, è la realtà, poi per carità anche noi sbagliamo”.

Repubblica svela alcuni dati scioccanti elaborati dal Dap: su circa 10 mila rapinatori arrestati nel 2015 la metà è già fuori. Possibile?

“Scusi ma lei si è scordato lo Svuotacarceri”.

Il decreto legge dell'estate del 2013?

“Certo. Premessa: in Italia la custodia cautelare in carcere è un'eccezione. E l'indagato è presunto innocente fino alla sentenza di condanna. Di più: condanna definitiva. Nel 2013 il legislatore ha trasformato il carcere preventivo nell'eccezione dell'eccezione”.

In che modo?

“Il legislatore ha stabilito che non si può dare la custodia in carcere per un reato per cui non sia prevista una pena massima inferiore ai 5 anni”.

Tradotto?

“Abbiamo armi spuntate per contrastare illeciti anche odiosi dal punto di vista sociale e che destano sconcerto nell' opinione pubblica”.

L'elenco di questi reati?

“Il furto non aggravato o il piccolo spaccio”.

In concreto come funziona la norma?

“Io devo partire dal reato”.

Se la pena massima è inferiore ai 5 anni?

“Il discorso si chiude subito”.

È il caso classico dello spacciatore sotto casa?

“Certo. Io capisco che la gente s'indigni, ma quella è la norma: tu arresti lo spacciatore ma poi lo devi rimettere fuori subito. L'indomani magari quello è ancora sul marciapiede con le sue dosi”.

Scusi, ma il magistrato non può riarrestarlo di nuovo?

“Certo, ma poi deve scarcerarlo subito”.

Due volte? Tre volte

“Anche dieci volte in un anno”.

Ma alla terza volta posso presumere che voglia reiterare il reato.

“La norma è insuperabile. Certo, il magistrato può disporre gli arresti domiciliari ma se lo spacciatore è un irregolare senza casa che si fa?

Che si fa?

“Si dà l'obbligo di firma”.

Un sistema demenziale?

“Il parlamento è andato in questa direzione. L'obiettivo era alleggerire la pressione nelle celle”.

Potevano costruirne di nuove.

“Si è scelta quest'altra strada. Certo se mi chiede un parere posso dire che manca una politica di lungo respiro. Si procede per spot, sull'onda delle emozioni che salgono dall'opinione pubblica. Il sistema ondeggia, si contraddice, produce norme su norme”.

Restano i dubbi. La rapina è punita con una pena fino a 10 anni. Siamo oltre i 5, ma allora

perché tanti delinquenti sono già liberi?

“Il primo step è la legge, ma poi si deve valutare il caso in carne e ossa”.

In pratica?

“C'è rapina e rapina. Se un ladro sta svaligiando il supermercato, il vigilante lo affronta e lui gli dà uno spintone, allora per il codice si trasforma in rapinatore. Ma la pena sarà lieve”.

Quanto lieve?

“Qui scatta la previsione. Se il rapinatore è incensurato, ci sta che si scenda sotto i due anni. Alla fine del processo, il tizio otterrà la libertà condizionale e non farà un giorno di galera”.

In quel caso?

“Non posso disporre alcuna misura cautelare. Ma se prevedo che la pena possa arrivare a tre anni, la soglia per l'affidamento in prova, allora posso dare gli arresti domiciliari”.

Un manicomio?

“La detenzione viene considerata l'estrema ratio. Io posso anche condividere questa impostazione. Certo, ci vorrebbero processi rapidi, veloci e sentenze in tempi ragionevoli. Così si andrà in carcere solo per scontare una sentenza definitiva, non in attesa di un giudizio che potrebbe anche chiudersi con un'assoluzione”.


Testo completo dell'intervista su:  www.ilgiornale.it